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La Mistica dell'Anima - Il Nettare della Rosa

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Dio, Teologia, Misticismo, Filosofia, Gnosi, Esoterismo.

mercoledì 25 dicembre 2013

PRETE GIANNI













Nelle tradizioni storico-geografiche del Medioevo europeo (dal 12° sec.), Prete Gianni è un personaggio dell’Oriente cristiano, a cui erano attribuite qualità singolari: signore o re cristiano (che in un certo momento tende a farsi cattolico), sacerdote, nemico dei musulmani, dominatore di ricchi territori d’Asia, fra cui l’India (per molto tempo gli Etiopi furono confusi con gli Indiani e con questo nome indicati). 

La leggenda del Prete Gianni passò anche nel poema epico (Orlando Furioso).


Quanto al nome Gianni, è stata proposta la sua spiegazione riportandolo a un termine di origine cuscitica, ǧān, che si trova nella parola ǧānhoy (e forse anticamente ǧānoy), usata dai sudditi per riferirsi al re di Etiopia; altra interpretazione è quella che mette in relazione Gianni con khan, titolo dei signori mongoli.

Quanto alla qualificazione di Prete (o Presbitero), essa si spiega con il carattere sacrale della regalità etiopica e del tradizionale regime ad aspetto teocratico con cui il paese è stato sempre governato, carattere che, nel passato, avrebbe fatto scambiare il re per sacerdote.


La leggenda del misterioso Prete Gianni è inoltre legata anche al Santo Graal e al Re del Mondo, come spiega Renè Guenon nel suo splendido lavoro "Le Roi du monde" (1927).


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Leggendario monarca dell'Oriente cristiano che appare nelle tradizioni storico-geografiche del Medioevo.

Il suo nome ha varie forme: in latino Presbyter Iohannes, Prester Iohannes; in italiano Prete Gianni, Preteianni, Prestogianni, Prestozane; in francese Prestre Jehan; in catalano Presta Johan, Prest Jane; in portoghese Preste João.


Questo nome ha ricevuto differenti spiegazioni a seconda dell'interpretazione che si è data alla leggenda dello stesso monarca. Il primo elemento del nome è stato messo in relazione (Yule) con l'epiteto di ὁ πρεσβύτερος che assume S. Giovanni Evangelista nella seconda e terza delle sue epistole; un cronista medievale (Giovanni di Hildesheim) credeva che Presbyter fosse un titolo assunto dal sovrano in quanto egli era superiore a tutti gli altri monarchi, come gli ecclesiastici sono superiori ai laici; altri hanno visto nel titolo di Presbyter un'allusione alle idee correnti nell'Egitto medievale circa i re cristiani di Nubia celebranti la messa sugli altari; altri (Paez) alla dignità di diacono che aveva effettivamente il sovrano dell'Etiopia.

Anche la seconda parte del nome del Prete Gianni ha avuto molte interpretazioni: chi l'ha voluta mettere in relazione col titolo di khān dei principi mongoli, altri con giān, che è il titolo dei sovrani dell'Etiopia; altri col nome Giovanni in onore dell'Apostolo e del Battista, nel qual caso Zane sarebbe soltanto la forma dialettale veneta di Giovanni.


CARATTERISTICHE DEL PRETE GIANNI NELLA TRADIZIONE MEDIEVALE



a) il fatto che egli professa la religione cristiana e che, pur non essendo cattolico, desidera istruirsi nella dottrina accolta dalla Chiesa romana (ciò che è attestato anche da tutta la corrispondenza ufficiale diretta al Prete Gianni., dalla lettera del papa Alessandro III [v. appresso] a quella di Eugenio IV).


b) la sua grandissima ricchezza in metalli preziosi e gemme (dallo scettro di smeraldi, che gli attribuisce già Ottone di Frisinga, alle ricchezze in auro et argento atque lapidibus pretiosis superiori a quelli di ogni altro uomo al mondo, secondo i Mirabilia, e sino all'epopea cavalleresca e alla descrizione ariostesca del castello "più ricco assai che forte - Ove ha dimora d'Etiopia il capo".


c) il fatto che il suo paese si trovi agli estremi confini del mondo (nell'epopea cavalleresca si arriverà ai margini del Paradiso Terrestre, dato accettato dallo stesso Ariosto).


d) l'inimicizia con i musulmani suoi contermini e quindi la possibilità di un'alleanza con gli stati cristiani di Occidente. Quest'ultimo dato, come vedremo, avrà poi importanza fondamentale in quanto provocherà storicamente i tentativi di varî stati europei (specialmente italiani) di mettersi in relazione col probabile alleato monarca d'Oriente.

Questi tratti del Prete Gianni nella tradizione sono abbastanza vaghi e imprecisi, e si spiega perciò come anche la collocazione geografica del regno del Prete sia rimasta per lungo tempo molto indeterminata, tra l'Asia e l'Africa: indecisione favorita dal significato ambiguo delle denominazioni di India ed Etiopia nella geografia medievale.



ORIGINE DELLA LEGGENDA

Questa tradizione del Prete Gianni è soltanto frutto di fantasia o non è piuttosto il ricordo di un sovrano orientale effettivamente vissuto?

Oggi si tende a credere appunto che a base della leggenda ci siano elementi storici; ma non è facile determinare quali precisamente siano.

Anzitutto la difficoltà maggiore è quella geografica, se conviene, cioè, ricercare il Prete Gianni storico tra i sovrani asiatici o fra quelli africani.


Gli studiosi che hanno accettato l'origine asiatica della leggenda hanno diversamente identificato il Prete Gianni con questo o quell'altro singolo principe asiatico (G. Oppert e F. Zarncke trovarono anche una concordanza cronologica della leggenda di Ottone di Frisinga con un fatto realmente avvenuto nel 1141 e identificarono quindi il Prete Gianni con un capo mongolo Yelutasc); come del resto gli stessi viaggiatori e scrittori medievali del sec. XIII ldentificarono il Prete Gianni con Genghiz Khān (Giacomo di Vitry), con un imperatore delle Indie nemico di Genghiz Khān (Vincenzo di Beauvais), con un principe tartaro ucciso da Genghiz Khān (Marco Polo, Alberico delle Tre Fontane), con Abaqā Khān mongolo di Persia (Annales Sancti Rudberti Salisburgensis), con un principe indiano vincitore di Genghiz Khān (Giovanni di Pian del Carpine); con un principe cinese, il cui territorio arriva sino al Fiume Azzurro (Odorico da Pordenone).


Lo Yule spiegava queste incertezze ricordando che, quando la conquista mongola aprì l'Asia ai viaggiatori europei nella seconda metà del sec. XIII, l'Europa era piena della leggenda del Prete Gianni, ed era quindi naturale che i viaggiatori cercassero "un rappresentante adeguato" della leggenda e non trovandone alcuno pienamente conforme ai dati leggendarî, tentassero di seguirne le tracce in diverse direzioni.

Non diversamente quelli che cercarono il Prete Gianni in Africa giunsero a identificarlo con principi della Nubia cristiana (v. nubia) o con il sovrano dell'Etiopia.


Quest'ultima identificazione divenne prevalente nei secoli XIV e XV, e iniziatisi i contatti diretti fra l'Etiopia e il mondo occidentale (v. etiopia: Storia), la figura del P. G. fu definitivamente confusa con quella del monarca etiope.


IL PRETE GIANNI NELLA LETTERATURA STORICA E GEOGRFICA


La tradizione del Prete Gianni appare nelle letterature occidentali in due differenti categorie di scritti: nelle opere storiche e geografiche e nell'epopea cavalleresca.

Nelle opere storiche la più antica menzione del Prete Gianni si trova nella cronaca di Ottone di Frisinga.


Il cronista tedesco, che scriveva nella seconda metà del sec. XII, riferiva notizie da lui raccolte a Viterbo, alla corte pontificia, da un vescovo di Gabula (a sud di Laodicea).



Il Prete Gianni era un cristiano nestoriano, aveva vinto i Persiani ed i Medi qualche anno prima della caduta di Edessa (1144) e, discendente dei Re Magi, voleva venire a Gerusalemme, ma si fermò al passaggio del Tigri. Poco dopo era messa in circolazione in Occidente una falsa lettera del Prete Gianni diretta all'imperatore bizantino Emanuele I Comneno.

Tale lettera sembra opera di Cristiano arcivescovo di Magonza, il quale s' ispirò anche ad alcuni tratti della leggenda di Alessandro Magno.

Successivamente si ha la lettera diretta (da Venezia) il 27 settembre 1177 dal papa Alessandro III a Iohanni illustri et magnifico Indorum regi.


Tale lettera fu affidata dal papa ad un medico Filippo, personaggio di sua fiducia, che durante un viaggio in Oriente aveva avuto occasione di raccogliere notizie sul Prete Gianni.

E il papa ricorda che, nei suoi colloquî cum magnis et honorabilibus viris del regno del Prete Gianni, Filippo ab his audivisse quod tuae voluntati sit et proposito erudiri catholica et apostolica disciplina ed accenna altresì deferentemente all'orgoglio e alle ricchezze del Prete Gianni (quanto sublimior et maior haberis et minus de divitiis et potentia tua videris inflatus).

Di questa missione inviata presso un sovrano così poco determinato nessuna ulteriore notizia si ha.


Nel successivo sec. XIII Giacomo di Vitry, arcivescovo di S. Giovanni d'Acri, ricorda nella sua Historia Hierosolymitana (scritta nel 1220) il Prete Gianni sovrano nestoriano delle Indie, mentre gli avvenimenti dell'ottava crociata (la presa di Damietta) facevano diffondere la tradizione di un sovrano cristiano della Nubia, il quale avrebbe dovuto in avvenire conquistare la Mecca contro i musulmani.


Dei grandi viaggiatori francescani di questo secolo Giovanni di Pian del Carpine parla del Prete Gianni sovrano dell'India maggiore, mentre Guglielmo di Rubruck spiegava che il Prete Gianni non si trovava nel paese del Gran Khān, ma che la leggenda era sorta a proposito di un Giovanni, principe dei Nestoriani all'epoca della presa di Antiochia da parte dei crociati (1098), principe molto vantato dai suoi sudditi, i quali plus dicebant de illo in decuplo quam veritas esset. Sic ergo exivit magna fama de illo rege Iohanne.


Et quando ego transivi per pascua eius, nullos aliquid sciebat de eo nisi Nestoriani pauci.


Marco Polo conosce il Prete Gianni sovrano dei Tartari vinto e ucciso da Genghiz Khān; "un discendente del legnaggio del Presto Giovanni e ancora si è presto Giovanni e suo nome si è Giorgio" regna a Tenduc ed è vassallo del Gran Khān.

Giovanni da Monte Corvino pone in un paese a venti giornate da Pechino quidam rex... Georgius, de secta nestorianorum christianorum, qui erat de genere illustris magni regis qui dictus fuit Presbyter Ioannes de India; e analogamente per Odorico da Pordenone il Prete Gianni è un alleato del Gran Khān.


Ma qualche anno dopo, nel 1329, il prelato domenicano francese Jourdain Catalani (di Séverac) nei suoi Mirabilia descripta parlava del sovrano dell'Etiopia negli stessi termini nei quali si soleva dire del Prete Gianni, potentior quant aliquis homo mundi et ditior in auro et argento atque lapidibus pretiosis; mentre il Libro del Conoscimento del Francescano di Castiglia dice di el preste Johan patriarca de Nubia et de Etiopia, il quale è protetto dal re cristiano Abdeselib (que quiere dizer servo de la Cruz = arabo ‛Abd aṣ-ṣalīb) sovrano etiope di muchas ciudades de Christianos pero que son negros como la pez. Da allora la leggenda del Prete Gianni si può dire fissata in Etiopia e verso lo stato cristiano di Africa si rivolge l'attenzione di viaggiatori e uomini di stato che desiderano entrare in relazione col monarca orientale (vedi etiopia: Relazioni politiche e culturali con l'Italia).



IL PRETE GIANNI NELL'EPOPEA CAVALLERESCA


Nella poesia cavalleresca la leggenda del Prete Gianni appare nel ciclo di Ugo di Alvernia (ed è caratteristico il fatto che Andrea da Barberino, traduttore italiano del romanzo, spostò la sede del P. G. in Africa, dalla valle del Tigri a quella del Nilo).

Il Guerin Meschino parla del grande trebuto che pagano (al Prete Gianni) i Saraini per non perdere l'acqua del Nilo e delle porte del Nilo, che il Prete Gianni può serrare.


Da allora nella letteratura romanzesca e nei racconti dei viaggiatori appare un nuovo carattere della leggenda del Prete Gianni: egli è il padrone del Nilo e quindi può avere un' influenza decisiva nelle guerre tra i cristiani d'Occidente e il sultano d'Egitto.

Tale leggenda è diffusa da antica data nella stessa letteratura etiopica, come in quelle occidentali e si manterrà tenace per secoli, anche dopo le prime esplorazioni dell'impero etiopico.


Così Jean de Lastic, gran maestro dei cavalieri di Rodi, scriveva il 3 luglio 1448 che Presbyter Iohannes Indorum Imperator aveva spaventato il sultano flumen Nili totum qui Aegyptum irrigat et sine quo nullus illic vivere posset surrepturum et iter aliud illi daturum simili pacto minitans; ed Alfonso il Magnanimo, re di Napoli e d'Aragona, scriveva nel 1450 al negus Zare'a Yā‛qob: ve preglianto vogliate essere solicito in far mancare le acque che corrono al Cairo.


I varî elementi della leggenda (come l'eccezionale ricchezza, la cristianità eretica, il dominio sul Nilo, ecc.) furono accolti dall'Ariosto nell'episodio del volo di Astolfo sull'Etiopia (Orlando Furioso, XXXIII), certo di gran lunga il più bell'episodio che abbia ispirato nelle letterature d'Europa la leggenda del Prete Gianni Più tardi il Dati fece argomento di un suo poemetto la leggenda.

Ma l'Etiopia nel sec. XVI veniva dischiusa alla diretta osservazione degli Europei e la leggenda fatalmente decadde.

Un ultimo lontano accenno al fasto del sovrano delle tradizioni medievali è ancora nel Berni: "Un'altra tradizion che non è buona Tien che l'Imperatore e il Prete Janni Sien maggior del Torrazzo di Cremona, Perché veston di seta e non di panni. Son spettabili viri: ognun li guarda Come tra gli altri uccelli il barbagianni".


Ma ormai il monarca favoloso era diventato un principe in rapporti politici con le varie corti d' Europa; e il suo paese leggendario era il teatro delle gesta cavalleresche di Christovam da Gama e delle lotte e ricerche scientifiche dei missionarî gesuiti portoghesi ed italiani.


Fonte Enciclopedia Treccani

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MITO NEL MEDIOEVO

Circa venti anni dopo, alla fine del XII secolo, Ottone, abate dell'Abbazia di San Biagio nella Foresta Nera, continuando la Chronica di Ottone di Frisinga, partecipante alla Seconda Crociata, riferì di un suo colloquio in Siria con un vescovo monaco che gli aveva parlato di un sovrano cristiano, re e sacerdote, che regnava su un grande impero posto oltre l'Armenia e la Persia, ma prima dell'India e della Cina.

Passò un altro mezzo secolo. Fra' Giovanni da Pian del Carpine, che, in veste di ambasciatore del Papa in Estremo Oriente, aveva assistito nel 1245 all'incoronazione del terzo Gran Khan Kuyuk, nella cronaca dei suoi viaggi (Historia Mongalorum) narra di come Ogüdai, successore di Gengis Khan, era stato sconfitto dai sudditi di un re cristiano, il Prete Gianni, che erano conosciuti come «Quegli Indiani chiamati Saraceni neri, o anche Etiopi».


Marco Polo, ne il Milione (1299), fornisce una versione molto più elaborata della storia. Il Prete Gianni è descritto come un grande imperatore, signore di un immenso dominio esteso dalle giungle indiane ai ghiacci dell'estremo nord.

I Tartari erano suoi sudditi, gli pagavano tasse ed erano l'avanguardia delle sue truppe.


Questo fino al giorno in cui non elessero Gengis Khan loro khan. Quest'ultimo, come riconoscimento della propria indipendenza, chiese in moglie una figlia del Prete Gianni. Avutone un rifiuto, gli mosse guerra. Una serie di eventi sensazionali accompagnarono la campagna militare che si chiuse con la vittoria tartara.

Per circa un secolo, nessuno più parlò di tale personaggio.



SCOPERTE GEOGRAFICHE

Il ritorno in auge della storia del Prete Gianni avvenne all'improvviso: sino a quel momento, tutti coloro che avevano parlato del regno del Prete Gianni avevano detto di star riferendo voci. John Mandeville, un viaggiatore inglese, raccontò invece di essersi recato in quel regno favoloso durante i suoi viaggi.

Nel 1355 egli fu in cura presso Jean de Bourgogne, medico di Liegi, nelle cui mani, al momento del commiato, lasciò un manoscritto: erano le sue memorie di viaggio, che da quel momento conobbero un'enorme diffusione.


I presunti viaggi del gentiluomo inglese riprendono e accreditano tutte le favole precedenti e ne aggiungono altre.

Unica annotazione, il manoscritto sembra alludere a una localizzazione africana anziché asiatica.

Nel 1371, però, mentre era in punto di morte, il medico belga confessò di essersi inventato tutto.






LA LETTERA DEL PRETE GIANNI

La prima notizia sul Prete Gianni giunse in Occidente nel 1165, quando l'imperatore bizantino Manuele I Comneno ricevette una strana lettera, da lui girata al papa Alessandro III e a Federico Barbarossa; il mittente della missiva si qualificava come «Giovanni, Presbitero, grazie all'Onnipotenza di Dio, Re dei Re e Sovrano dei sovrani».

La lettera, con linguaggio ampolloso, descriveva il regno di questo prete e re dell'estremo oriente, titolare di domini immensi che, definendosi «signore delle tre Indie», diceva di vivere in un immenso palazzo fatto di gemme, cementate con l'oro, e aveva, ogni giorno, non meno di diecimila invitati alla propria mensa. Sette re, sessantadue duchi e trecentosessantacinque conti gli facevano da camerieri.


Tra i suoi sudditi non annoverava solo uomini, ma anche folletti, nani, giganti, ciclopi, centauri, minotauri, esseri cinocefali, blemmi (creature acefale con il viso sul petto), esseri con un unico e gigantesco piede, che si muovevano strisciando sulla schiena, facendosi ombra del loro stesso piede (abitudine, quest'ultima, da cui deriva il nome di sciapodi), e così via. I suoi domini racchiudevano tutto il campionario di esseri favolosi di cui hanno parlato le letterature e le leggende medioevali.


I due imperatori non diedero peso più di tanto a quel fantasioso testo.

Il papa, per puro scrupolo (se davvero in Oriente c'era un re cristiano, per giunta prete, rispondere era un dovere), mandò una lettera composta esattamente da mille parole, in cui lo informava che, una volta giunte notizie più precise, avrebbe inviato presso di lui il vescovo Filippo da Venezia, nella duplice veste di ambasciatore e missionario, per istruire il Prete Gianni nella dottrina cristiana. È da notare che il mitico personaggio si era definito seguace del Nestorianesimo, condannato come eresia dal concilio di Efeso, secondo la quale le due nature di Gesù erano rigidamente separate, e unite solo in modo morale, ma non sostanziale.

La corrispondenza si concluse così.



CONTENUTO DELL'OPERA:

PROTOCOLLO

La missiva è indirizzata a Manuele I Comneno, Imperatore di Costantinopoli. Mittente è il leggendario Presbiter Iohannes, che si presenta attribuendosi, in deroga al topos modestiae proprio del genere epistolare, il titolo di Dominus Dominantium, Signore dei Signori.


MOTIVO DELLA LETTERA

L’estensore della missiva ha saputo per mezzo del primo ministro che il suo destinatario ha intenzione di inviargli un dono: se ne rallegra e gli chiede di accettare a sua volta i doni che egli vorrà inviargli. L’atteggiamento del Prete Gianni si fa ancora più sprezzante: rimprovera il suo destinatario di farsi onorare come un dio da parte dei suoi sudditi, e li chiama graeculi, miseri greci. Mette in primo piano la propria eccezionale generosità dichiarandosi pronto a donargli qualunque cosa egli desideri; lo invita a recarsi presso i propri domini, ricchi di ogni genere di beni; lo esorta a ricordarsi di essere un mortale e perciò di non cadere nel peccato.


IL PRETE GIANNI SI PRESENTA

Si dichiara il più grande dei sovrani esistenti sulla terra; settantadue re gli sono tributari. È un cristiano devoto e aiuta tutti i cristiani del suo regno con generose elemosine. Si propone di bandire una crociata per liberare il sepolcro di Cristo dai suoi nemici.


PRETE GIANNI PRESENTA IL SUO REGNO

Il regno del Prete Gianni si estende sulle tre indie, dove è collocata la tomba di San Tommaso apostolo, e da lì giunge fino al punto in cui sorge il sole. Settantadue province gli sono tributarie, e tra queste, solo poche sono cristiane. Il regno del Prete Gianni è ricco di animali esotici: elefanti, dromedari, cammelli, ippopotami, coccodrilli; e anche di creature straordinarie: metagallinari, cameterni, cicale mute, grifoni, sagittari, fauni, satiri, pigmei, cenocefali, giganti, monoculi, ciclopi ed altri.


FONTE MIRACOLOSA

Nel regno del Prete Gianni vi è anche una fonte miracolosa dalle diverse proprietà: scorre non lontano dal paradiso terrestre e chi ne beve le acque potrà sentire in essa un sapore diverso per ogni ora del giorno e della notte; guarisce chi beve da essa da ogni malattia e, se anziano, lo fa ringiovanire fino all’età di trentadue anni; Vi si trovano anche pietre portate lì dalle aquile, e che hanno il potere di ridare la vista e la giovinezza; inoltre queste pietre possono rendere invisibile ed estinguere cattive passioni come l’odio, l’ira, l’invidia.


IL TITOLO DI RE SACERDOTE

Il Prete Gianni, anche se sa di essere il più potente sovrano del mondo, per umiltà, non vuole per sé altro titolo se non quello di Presbyter e Rex, anche se sa che all’interno del suo regno vi sono uomini che portano lo stesso titolo.

Per maggiori Info: http://it.wikipedia.org/wiki/Prete_Gianni

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INCONTRI CON UOMINI STRAORDINARI di G.I. GURDJIEFF



Georges Ivanovič Gurdjieff è una delle più enigmatiche e soggioganti figure che abbiano traversato questo secolo.

Per molti, incontrarlo volle dire «cambiare la vita», imparare a essere: fra questi René Daumal, Katherine Mansfield, il filosofo Uspenskij. E molti furono anche i suoi nemici e denigratori, che videro in lui soltanto un mistificatore dai pericolosi poteri. Quando Gurdjieff arrivò in Francia, nel 1922, accompagnato da un piccolo gruppo di seguaci, già lo precedevano disparate leggende....


...  Per Gurdjieff, come per i sapienti antichi, velare e svelare sono lo stesso gesto, sicché tutto si troverà in queste memorie salvo un taglio di esattezza documentaria: questi ricordi, strabilianti come un sontuoso romanzo d’avventure, animati in ogni riga da una sapiente buffoneria e da un’ispida bruschezza, raccontati nella stessa maniera che usava nella vita, «con una semplicità orientale che sconcertava per la sua apparenza di ingenuità», sono per Gurdjieff innanzitutto uno strumento per iniziare il lettore alle sue dottrine, per sottoporlo a una serie di choc e di paradossi che possono orientarlo verso il risveglio.

Dal padre di Gurdjieff, splendida figura di cantore mediorientale, ai suoi imprevedibili amici e compagni in spedizioni nel cuore dell’Asia, alla ricerca della Conoscenza nascosta, vediamo sfilare davanti ai nostri occhi una serie di persone che hanno come una dimensione in più del reale, un po’ come la coscienza nel senso di Gurdjieff ha tutt’altra dimensione rispetto alla coscienza nel senso comune.

Ognuna di queste figure si impone con la concretezza dei più felici personaggi romanzeschi, ognuna contribuisce per la sua parte a illuminare in una certa prospettiva un insegnamento che mette tutto in causa, ognuna infine rispecchia, in una moltitudine di sfaccettature, il personaggio che sta al centro e parla – e indubbiamente è il più straordinario di tutti: Gurdjieff stesso, ‘l’inconoscibile Gurdjieff’.


E' in questo libro che Gurdjieff dichiara di aver incontrato il famosissimo Prete Gianni e la misteriosa Confraternita di Sarmoung.

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MICHELE P.